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Libero accesso al sapere e NO ai monopoli

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Ho presentato, insieme ai senatori Bulgarelli, Mangili, Lezzi e Puglia, un Ordine del Giorno in sede d’esame del disegno di legge sulla “Conversione in legge del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili”.  

L’articolo 19 del provvedimento in esame recepisce l’opportunità di riconsiderare il regime di monopolio della SIAE in materia di collecting del diritto d’autore e – in conformità a quanto previsto dalla direttiva 20 14/26/UE – estende a tutti gli organismi di gestione collettiva, ossia quelli senza fine di lucro e a base associativa, stabiliti in Italia, la possibilità di operare direttamente sul mercato italiano, senza alcuna intermediazione da parte della SIAE.  

Va considerato che nel declino del tradizionale modello umanistico ed entro la trasformazione che investe l’universo del sapere nel suo complesso, anche attraverso il moltiplicarsi delle diverse fonti di informazione, divulgazione e conoscenza, la tutela del patrimonio archivistico e librario e una sempre maggiore disponibilità e fruibilità delle fonti appaiono quali elementi essenziali tanto per preservare, valorizzare e diffondere le nostre risorse culturali, quanto per il rilancio culturale del Paese.  

 In particolare, ancora parte significativa della produzione accademica e legata alla ricerca, data generalmente alle stampe in riviste, volumi miscellanei o atti di convegni, viene pubblicata da case editrici accademiche che ne detengono diritti esclusivi; quindi, un autore che volesse pubblicare il suo lavoro in un giornale scientifico di prestigio, archiviandolo ad “accesso aperto”, si troverebbe a infrangere gli accordi di esclusività o copyright posti dall’editore.  L‘Open access (o accesso aperto) è infatti una “modalità di pubblicazione del materiale prodotto dalla ricerca” che ne consente il libero accesso senza restrizioni, e che pertanto si riferisce alla libera disponibilità, pur nel rispetto del diritto d’autore, ma senza comportare nessun’altra implicazione.  

 Abbiamo inoltre valutato che le pubblicazioni scientifiche afferiscono a un settore dove è del tutto ragionevole usufruire e preservare un contenuto di lavoro e associandolo a un determinato autore. Inoltre, le più importanti Università italiane hanno aderito alla “Dichiarazione di Messina” sull’accesso aperto e dunque la sensibilità e l’attenzione da parte delle istituzioni scientifiche è particolarmente viva.  

 Ne consegue che l’introduzione di criteri di gratuità, diffusione, trasparenza e pubblicità nella produzione universitaria legata alla ricerca avrebbe ricadute non trascurabili sull’intero sistema accademico: in particolare su una più equa ridefinizione dei parametri nella valutazione dei titoli prodotti, che si riverberebbe sul sistema stesso di reclutamento, svincolandolo dal perdurare delle consuetudini clientelari.  

Abbiamo perciò impegnato il governo ad assumere le opportune iniziative, anche di carattere normativa, finalizzate a estendere modalità di pubblicazione ad accesso aperto per la letteratura scientifica e la produzione accademica, in modo che esse possano essere messe a disposizione senza scopo di lucro per la comunità degli studiosi e dei lettori.  

Questo nostro ODG è stato accolto, ma solo come “raccomandazione” e non come “impegno”. Ciò dimostra che il governo non ha intenzione di migliorare la norma, col rischio che l’Italia possa incorrere in una procedura di infrazione per recepimento incompleto della direttiva Barnier sulla gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi e sulla concessione di licenze multiterritoriali per i diritti su opere musicali per l’uso online nel mercato interno.

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