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Centro agroalimentare di Bologna, appalto a Farinetti senza gara

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È forse troppo chiedere una sana trasparenza quando è in gioco il bene pubblico?

Signor Presidente, qualche giorno fa avevo denunciato in quest’Aula il fatto che siamo nuovamente alle solite: dopo quanto accaduto a Milano, assistiamo anche a Bologna a una nuova assegnazione diretta ad un signor Farinetti, che – verrebbe da dire, a questo punto – è un “signore da Oscar”. In quella occasione avevo annunciato che avremmo preparato un’interrogazione, che oggi abbiamo puntualmente depositato (la 3-01861), e vorrei ricordare in questa sede anche le motivazioni che ci hanno portato a scriverla.

A Milano, il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone ha chiesto di visionare le carte che hanno portato all’aggiudicazione diretta di una vetrina dell’Expo 2015 ad Eataly, di Oscar Farinetti, per capire se le procedure si siano svolte in maniera corretta. A Bologna sta accadendo la stessa cosa, ma con l’aggravante che si sacrifica un patrimonio pubblico, come quello del Centro agroalimentare, che è partecipato al 95 per cento da soci pubblici, come il Comune, la Regione e la Provincia, per fare posto al FICO, la Fabbrica italiana contadina, che nella mente dei suoi ideatori dovrebbe diventare il più grande centro mondiale dell’agroalimentare, per celebrare il patrimonio agroalimentare italiano e la sua bellezza.

Sappiamo invece che con tale operazione si nasconde dietro a una foglia di fico – scusate il gioco di parole – patinata di ecologismo un coacervo di sprechi, lo stravolgimento di una struttura architettonica giovane (ha appena quattordici anni di vita) e un impianto che sarà fortemente energivoro. Inoltre – udite udite! – la Disneyland che dovrebbe celebrare la bellezza dell’agroalimentare sorgerà a poche centinaia di metri dall’inceneritore dei rifiuti HERA di Bologna. Il tutto senza considerare l’attività di speculazione edilizia che si attiverà, considerando che qualche anno fa sono stati approvati dei progetti di riconversione di 85.000 metri quadrati di area circostante, da area produttiva ad uso abitativo e commerciale.

Tutto questo è successo in un silenzio assordante – il Comune di Bologna ha la Giunta a guida PD e SEL – rotto solo dalle denunzie del Movimento 5 Stelle, ci tengo a dirlo. Ciò ha di fatto servito su un piatto di argento a Farinetti e alla sua Eataly questo patrimonio enorme senza aver proceduto con un’assegnazione mediante asta pubblica o ad evidenza pubblica e senza che la società prescelta come general contractor di tutta l’operazione, ovvero quella di Farinetti, potesse vantare un’esperienza pregressa in questo campo.

Noi ci sentiamo pertanto di concludere questo intervento e di dare questa informazione dicendo che, a nostro avviso, il progetto FICO sarà in palese asservimento degli interessi pubblici in favore di quelli privati. I soci pubblici, infatti, oltre al patrimonio edilizio, si faranno garanti dell’intero progetto: Comune e Regione sono gli stessi che dovranno approvare e autorizzare il progetto e, quindi, il fulcro dell’affare. Pertanto, la funzione pubblica si trova, ancora una volta, asservita all’interesse privato e noi onestamente, in tutta questa operazione, pensiamo che il bene dei comuni cittadini e del patrimonio pubblico non c’entrino un beato fico secco! (Applausi del senatore Cioffi).

 

1 Commento

  1. Bisogna solo denunciare all’A.G. ogni qualvolta che si viene a conoscenza di un qualsiasi reato.

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