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Legge di Bilancio / 1 –  La solita manovra da “strabismo interpretativo”. Le nostre critiche e proposte

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Ho presentato in Settima Commissione (Istruzione pubblica e Beni Culturali) il parere di minoranza del M5S sulla Legge di Bilancio, che ho firmato con i colleghi Manuela Serra ed Enza Rosetta Blundo. Lo “Stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per l’anno finanziario 2018 e per il triennio 2018-2020” è al centro del primo rapporto.

Anche da questa manovra viene confermato quell’assunto di fondo, più volte segnalato, rispetto a uno “strabismo governativo” cui siamo da tempo ormai avvezzi. Per le medesime finalità e nel medesimo tempo, si operano tagli e si rifinanziano gli stessi fondi (o forme di finanziamento destinate ai medesimi scopi), in mancanza del necessario quadro di riferimenti complessivo ed omogeneo.

Si conferma una ormai comprovata difficoltà ad affrontare, alla radice e in profondità, i problemi dei diversi comparti (Cultura, Scuola, Università ricerca ecc.) e alcuni stanziamenti, che pure vi sono, e sono anche apprezzabili nel merito, denotano tuttavia una visione approssimativa e di corto respiro, che si consuma in una prospettiva emergenziale e dichiaratamente “elettorale”, a testimonianza di un Paese che continua a vivere alla giornata, incapace di guardare avanti e proiettarsi nel futuro. Si va avanti con provvedimenti “tampone”, risposte che giungono non solo e non tanto per colmare un vuoto, quanto per denunciare un ritardo.

Ricordiamo che l’Italia rimane al ventisettesimo posto per investimenti in ricerca e trentacinquesima per numero di ricercatori: la scarsa flessibilità dei processi selettivi e di reclutamento, l’assenza di una visione strategica e meritocratica, la precarizzazione delle condizioni di lavoro sono tutti elementi che hanno ricadute significative sulla scarsa «attrattività» dell’Italia verso i ricercatori stranieri e, come diretta conseguenza, sulla “fuga dei cervelli”. Università e ricerca rimangono elementi centrali e voláno della società e per il suo sviluppo: non solo per la formazione del singolo ma come luogo in cui si incrementa il “capitale cognitivo” (ciò che gli statistici definiscono “l’intelligenza nazionale”), necessario per affrontare le sfide di un mondo sempre più tecnologico e per non rimanere ai margini del contesto globale. Eppure gli stanziamenti per l’Università, così come quelli per istruzione e ricerca, subiscono nella manovra in discussione ulteriori tagli.

Nel dettaglio, lo stanziamento complessivo per la missione Istruzione scolastica, rispetto alla previsione assestata per l’anno finanziario 2017, registra un -401.560.825 euro. Lo stanziamento complessivo per la missione Istruzione universitaria, rispetto alle previsioni assestate per l’anno finanziario 2017, registra un incremento pari a +268.071.686 euro; lo stanziamento complessivo per la missione Ricerca e innovazione – subisce, rispetto alle previsioni assestate per l’anno finanziario 2017, un incremento dello stanziamento di competenza pari a +72.278.250 euro.

Come MoVimento 5 Stelle, durante l’iter di numerosi provvedimenti che si sono succeduti in ambito cultura e istruzione, abbiamo costantemente evidenziato che il problema non è tanto nel singolo aspetto quanto nel disegno d’insieme. Un Paese che parla di industria 4.0, non dovrebbe dimenticare che un’istruzione di qualità, equa e inclusiva è la base per migliorare la vita delle persone. In riferimento all’istruzione e formazione tecnica superiore, integrare un fondo non basta, se la formazione risulta staccata dal mondo del lavoro e non si attiva un dialogo tra le istituzioni scolastiche e i contesti lavorativi. Quanto all’università e alla ricerca, come sottolineato in numerose occasioni, l’Italia è il Paese che spende meno in istruzione e in particolare nell’istruzione universitaria. Tale situazione si riversa inevitabilmente, con esiti negativi, sulla ricerca, sulla qualità didattica e sul numero del corpo docente e del personale amministrativo.

Con la stessa metodologia da superficialità pre-elettorale di questa manovra, dopo le delusioni delle semplificazioni, e ora che non è più possibile prorogare contratti a termine, la manovra di bilancio in esame prevede finalmente assunzioni di nuovi ricercatori nelle Università e negli Enti pubblici di ricerca. Le nuove risorse stanziate, 12 milioni per il 2018 e 76,5 milioni a partire dal 2019 per il Fondo per il finanziamento ordinario delle Università e 2 milioni di euro per il 2018 e 13,5 per il per il Fondo ordinario per il finanziamento degli enti di ricerca, verranno distribuite per le Università in base ai risultati della valutazione della ricerca (VQR) e per gli enti pubblici di ricerca in base ai criteri di riparto del Finanziamento: meccanismi di assegnazione delle risorse che hanno rivelato sin dall’inizio il loro fallimento, creando enormi disparità, che sono il riflesso della ripartizione delle risorse.

 

 

LE NOSTRE 10 PROPOSTE

  • in materia di «diritto allo studio» e di contrasto alla dispersione scolastica, garantire l’istituzione di un «Osservatorio per il contrasto alla dispersione scolastica» con il compito di acquisire e monitorare, su base nazionale, i dati e le informazioni relative al fenomeno, nonché implementare le attività per la prevenzione e la repressione del fenomeno della “dispersione” poste in essere dalle scuole cosiddette “a rischio”, con l’obiettivo di individuare e mettere in campo le strategie più idonee per la riduzione al di sotto del 10% entro il 2020, come stabilito dall’Unione Europea, della percentuale dell’abbandono scolastico;
  • incrementare le dotazioni del Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche statali per eliminare la richiesta da parte delle istituzioni scolastiche di una «contribuzione volontaria» delle famiglie (finalizzata all’acquisto di materiali didattici, di cancelleria, igienico ecc.);
  • incrementare l’organico degli insegnanti di sostegno, creando al contempo un equilibrio armonioso nel rapporto tra alunni disabili e docenti di sostegno, fissandolo nel rapporto di uno a uno; nonché a garantire, partendo dalla riforma del ruolo e delle competenze dell’insegnante di sostegno, la reale attitudine, formazione e alta specializzazione del docente, al fine di dare concreta attuazione all’inclusione scolastica;
  • concepire ed estendere la formazione continua sui temi dell’inclusione come misura ad ampio raggio per tutti i soggetti che si trovano a operare nelle istituzioni scolastiche, con approfondimenti specifici sulle principali metodologie didattiche, individualizzate e di gruppo, utili per la disabilità e finalizzate al recupero del soggetto portatore di handicap;
  • dare piena attuazione e potenziare la funzionalità dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica, coordinando le informazioni provenienti dalle singole istituzioni scolastiche con i fondi a disposizione e gli interventi da effettuare, affinché siano garantiti principȋ di tempestività ed efficienza anche per la difficoltà di coordinamento che si traducono spesso nella difficoltà di far confluire i fondi in un unico contenitore da cui attingere in maniera mirata e razionale per convogliare le risorse;
  • portare celermente a termine la riforma, arenata presso la 7ª Commissione permanente del Senato, vòlta ad affrontare e risolvere i problemi che da troppo tempo affliggono l’Alta formazione artistica e musicale (AFAM), con particolare riferimento all’opacità della Governance, all’insistita precarizzazione di una parte cospicua del personale docente, nonché di una mai raggiunta e riconosciuta autonomia e d’una mancata equiparazione formale con le Università;
  • rilanciare finanziariamente il sistema universitario italiano ridotto concettualmente a svolgere pressoché le funzioni del vecchio liceo in una cornice da “esamificio” affinché, nel pieno rispetto di una reale ed efficace autonomia, possa dialogare quale centro effettivo di cultura e relazionarsi in modo costruttivo e proficuo con il mondo imprenditoriale e lavorativo;
  • adottare iniziative concrete per favorire e promuovere un ricambio generazionale dei professori di prima e di seconda fascia, senza il quale, una volta frenata o addirittura ostacolata la carica innovativa delle generazioni più giovani, il sistema universitario rischia di atrofizzarsi e perire. Continuiamo a essere il Paese coi docenti universitari più vecchi d’Europa. Occorre, come sostenuto in premessa, agire alla radice sul sistema di reclutamento per garantire quei tanto auspicati criteri di meritocrazia e trasparenza – avulsi da legami parentali e svincolati dallo ius loci – che vengono costantemente disattesi;
  • riconoscere e potenziare (finalmente) il titolo di «dottore di ricerca», con particolare riferimento alle graduatorie «per titoli ed esami» dei concorsi pubblici, affinché si contribuisca a riqualificare progressivamente la Pubblica Amministrazione con personale giovane che ha condiviso esperienze e curiosità nel mondo della ricerca;
  • stabilizzare i giovani ricercatori non in via straordinaria, ma con una pianificazione di più ampio respiro, a medio-lungo termine, che agisca sulle modalità di reclutamento e sulla programmazione del lavoro in via definitiva.

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