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Video: Avete paura di un Senato eletto dal popolo!

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Grazie a tutti per i complimenti.
Ecco a voi il video ed il testo del mio intervento in Senato sulla riforma della Costituzione:

 

MONTEVECCHI (M5S). Signor Presidente, Erodoto, 400 anni prima di Cristo, scriveva che dalla Costituzione vigente in un Paese può dipendere la fortuna o la sfortuna di un popolo. Ecco, noi, in questi giorni, stiamo decidendo della fortuna o della sfortuna di questo popolo. È vero che la Costituzione non è intoccabile, è vero che si può riformare, ma a riformarla dovrebbe essere un legislatore illuminato, capace di mantenere un perfetto equilibrio tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, pilastro di ogni buona Costituzione.

I progetti che voi chiamate impropriamente «riforme istituzionali» sono, in realtà, qualcosa di molto diverso.

Da insegnante di lingua italiana, vorrei richiamare l’attenzione sul significato del vocabolo «riforma». «Riforma» è qualcosa che ha l’obiettivo di «trasformare dando forma diversa e migliore», ma in quest’Aula si stanno trasformando le istituzioni in qualcosa di meno solido, meno rappresentativo, meno equilibrato, meno garantito dai pesi e contrappesi previsti faticosamente dai nostri Padri costituenti.

La funzione legislativa affidata alla sola Camera dei deputati e la nascita del nuovo Senato, che accentua la centralità delle Regioni nel sistema democratico, porterebbero allo stravolgimento della Costituzione con la modifica degli equilibri a favore del potere esecutivo, ergo, del Governo; e alla disgregazione – nella peggiore delle ipotesi – del potere legislativo del Parlamento.

Angelo Panebianco sul «Corriere della Sera», a proposito del nuovo Senato, esalta «la concentrazione del potere di Governo, sottratto alle Regioni, eliminando la dispersione avvenuta con la riforma del Titolo V della Costituzione». Ed invece, a nostro avviso, si potrebbe verificare l’esatto contrario, perché le Regioni, controllando il Senato attraverso i loro eletti nominati (sottolineo: nominati), solleveranno con lo Stato centrale una pletora di vertenze davanti alla Corte costituzionale.

Esercizio di memoria. Giuliano Vassalli, criticando il Senato federale del 2003, identico a quello di oggi, diceva che «in tale sistema si annida il pericolo di una grave stasi legislativa: una riforma per aumentare i conflitti. Mentre compito della democrazia è evitare i conflitti, comporli, sedarli».

E ancora, esercizio di memoria. Nel 2004 l’allora onorevole Giorgio Napolitano diceva: «Non sarà facile la battaglia per il rigetto della riforma costituzionale del centrodestra». Che motivo c’è oggi per cambiare idea? Quale alto fine muove il nostro Capo dello Stato a spingere le riforme e a sollecitare un’accelerazione, venendo meno ad una delle sue funzioni fondamentali, ovvero quella di garanzia della nostra democrazia attraverso la garanzia dei principi espressi nella nostra Costituzione? (Applausi dai Gruppi M5S e Misto-ILC). Non solo: spinge le riforme fatte per mano di un pregiudicato che si ostina a sognare di poter tornare a capo di un futuro Governo di questa Nazione. (Applausi della senatrice Bencini).

Nel giudicare la bontà della riforma, dobbiamo partire da un dato fondamentale, che spesso è dimenticato: il contesto storico e politico in cui avviene il cambiamento. In Italia abbiamo avuto per oltre un trentennio Governi guidati da filomafiosi, da eversori filofascisti o da corrotti evasori fiscali, che più volte hanno tentato di stravolgere la Costituzione e di delegittimare il Senato. E qui arriviamo alla doppia lettura, che pare essere un problema.

Esercizio di memoria. Nonostante la doppia lettura di Camera e Senato, i vari Governi hanno prodotto una moltitudine di leggi ad personam semplicemente vergognose: il lodo Alfano, il lodo Schifani, la legge Cirielli per salvare Silvio dai processi, le leggi per eliminare il falso in bilancio, la legge Giudiceandrea, varata dal premier Andreotti (buonanima) e dal capo dello Stato Cossiga nel febbraio del 1992, per prorogare di due anni il procuratore della Repubblica di Roma e consentirgli l’archiviazione del processo su Gladio. Se tutto questo è stato possibile con la doppia lettura, è evidente la pericolosità della riforma del Senato, che vuole togliere la doppia lettura. E ricordiamoci che spesso i cattivi politici ritornano; in queste Aule ne abbiamo degli ottimi esempi. (Applausi dal Gruppo M5S e della senatrice Bencini).

Quindi, mentre voi attentate alla nostra già vituperata democrazia parlamentare depotenziando il bicameralismo (ricordiamolo: unico presidio democratico contro derive autoritarie e concentrazioni di potere), avete anche la faccia tosta (e l’avete avuta in campagna elettorale) di sventolare davanti agli elettori gli spauracchi del totalitarismo, del fanatismo e dell’intolleranza, guardandovi bene però dal dire che i sistemi monocamerali sono i più diffusi tra i regimi totalitari e autoritari (Applausi dal Gruppo M5S e della senatrice Bencini) e guardandovi bene dal dire che oggi una forza politica che ancora vi ostinate a tacciare di antipolitica è l’unica, insieme a pochi altri colleghi coscienziosi, a difendere la nostra Costituzione. (Applausi dal Gruppo M5S e della senatrice Bencini).

Ma torniamo al Senato, al vostro Senato delle Regioni, composto da nominati, quindi in contrasto con l’articolo 1 della nostra Costituzione, l’articolo fondamentale, quello che recita che «la sovranità appartiene al popolo». A questi nominati, nel groviglio di competenze, spetterebbe anche la funzione legislativa con la Camera in materia di revisione della Costituzione e di altre leggi costituzionali. Quindi un Senato di cavalieri nominati, investiti, avrebbe la facoltà di legiferare in materie che intaccano i principi di garanzia, tra cui l’indipendenza della magistratura, il diritto al lavoro dignitoso, il diritto allo studio, il diritto alla salute, il diritto alla libertà, il diritto all’informazione, l’eguaglianza dei cittadini nell’accesso alle cariche elettive!

Ancora (e qui arriviamo alla presunta maggiore efficienza del monocameralismo) si tratterebbe di un Senato di consiglieri e sindaci, quindi un Senato ad intermittenza, poiché composto da persone che possono far parte di Giunte che cadono o di Giunte che arrivano a naturale conclusione della propria legislatura: voi mi dovete spiegare come l’intermittenza si coniuga con l’efficienza.

C’è poi ancora da chiedersi se questa riforma non serva a paralizzare i magistrati che indagano su 17 delle 20 Giunte regionali, facendo emergere episodi di corruzione per le ruberie sui rimborsi pubblici, per esempio. E che cosa pensa il Presidente della Repubblica di fronte a questo stravolgimento della Costituzione e alla palese violazione del principio che la legge è uguale per tutti e allo stravolgimento dell’equilibrio dei poteri? Inoltre, non si comprende perché un consigliere regionale o un sindaco eletto senza immunità debba riceverla dopo la nomina a senatore, quando non c’è più la scusa dell’investitura popolare.

Arriviamo invece alla perdita di tempo. «Che il Senato farebbe perdere tempo prezioso, si tratta di una totale bugia». Chi lo ha detto? Beppe Grillo? No, Eugenio Scalfari, che prosegue affermando: «Dai dati ufficiali dell’ufficio del Senato risulta che l’approvazione d’una legge ordinaria avviene mediamente in 53 giorni. La decretazione di urgenza in 46 giorni e le leggi finanziarie in 88 giorni. Non sono colpa del bicameralismo, ma della burocrazia ministeriale, i ritardi».

In effetti, a ingolfare i lavori del Parlamento in quest’ultimo anno ci siamo resi conto che non è il bicameralismo perfetto, ma è la mancanza di metodo, è un Regolamento da riformare, quello sì, e infine, ahimè, la lotta per spartirsi presidi e prebende. Questo è ciò che spesso accade durante l’esame dei provvedimenti e questa è la ragione per la quale spesso si ingolfano, perché devono essere raggiunti degli accordi extraparlamentari, legati alle norme contenute in quei provvedimenti. (Applausi dai Gruppi M5S e Misto-ILC).

Al contrario (e anche qui facciamo un esercizio di memoria), per approvare la macelleria sociale della riforma Fornero sulle pensioni, vi sono bastati appena 16 giorni, contati a partire dall’approvazione nel Consiglio dei ministri del 6 dicembre 2011 fino al 22 dicembre dello stesso anno, quando Camera e Senato hanno licenziato in tempi record il provvedimento che ha consegnato migliaia di persone e di famiglie al limbo degli esodati. Andatelo a chiedere a loro, se il Senato è lento!

Si tratta di prospettive. Che il Senato sia lento, quindi, è una prospettiva, non è la verità assoluta. Ditelo anche alle famiglie dei che rischiano la vita all’estero per missioni militari anticostituzionali, che voi però trovate il tempo e il modo di rifinanziare puntualmente e a tempo di record passando anche per il Senato, com’è avvenuto con il decreto-legge del 28 dicembre 2012, approvato il 22 gennaio dell’anno successivo.

Perché la stessa velocità non la applicate anche agli interventi sulla scuola, sulla sanità, su quel poco che resta dello Stato sociale (Applausi dal Gruppo M5S e della senatrice Bencini), sul terzo settore, sul volontariato, sul servizio civile, sulla confisca dei beni ai mafiosi, sulla difesa dell’ambiente e del territorio e del nostro patrimonio artistico-culturale, vera risorsa di questo Paese? Perché scaricare in astratto su una istituzione le lentezze, le inadempienze e le perdite di tempo che invece sono una vostra concreta e personale responsabilità politica, storica e morale? (Applausi dal Gruppo M5S e della senatrice Bencini).

In questo vostro giardino dell’eden, in cui vi sollazzate al riparo dell’immunità mentre il mondo esterno combatte contro una crisi economica strutturale, voi volete celebrare il matrimonio tra una legge elettorale, dettata da un pregiudicato autorizzato a mettere veti sul processo legislativo, e una riforma del Senato che allontana sempre più i rappresentati dai rappresentanti.

Le cronache di queste ore ci comunicano che nell’ultimo anno un altro punto percentuale del Paese è sprofondato sotto la soglia della povertà assoluta, e chi vive come me in un quartiere popolare sa quello che sto dicendo. (Applausi dal Gruppo M5S). Ciò nonostante, per voi la cosa più importante è riformare il Senato, come se la Camera alta del nostro Parlamento fosse un problema, un intralcio, una palla al piede, un freno al processo legislativo, e non un legittimo e legittimato (non mi stancherò di ripeterlo) presidio istituzionale previsto dalla nostra Costituzione, che per una strana ironia – lo ricordo ancora una volta – oggi viene politicamente difeso da quelli che ieri chiamavate antipolitici.

Se i vostri progetti andranno in porto, il cittadino potrà cercare la sua rappresentanza in Senato solo affidandosi ad un tragicomico talent show, ad un tragicomico «X Factor», dove i selezionatori saranno le assemblee regionali teleguidate dalle segreterie di partito; ma, a differenza dei talent show, i cittadini non avranno neppure il televoto, che viene invece garantito ai telespettatori (evidentemente i telespettatori godono di qualche diritto in più dei cittadini).

Nella vostra idea di macchina statale moderna ed efficiente, quindi, gli elettori non potranno più indicare i loro senatori, ma dovranno assistere passivamente alle selezioni di quei pochi fortunati tra oltre 8.000 sindaci che verranno chiamati a rappresentare i loro cittadini anche in Senato. Altro che recuperare la fetta di elettorato astensionista: state conficcando un pugnale nella piaga aperta, allargando il baratro, già enorme, che separa i rappresentanti dai rappresentati.

Ma, certo, non è l’astensionismo che vi preoccupa, né quello che vi spaventa è la presunta lentezza di un ramo del Parlamento. Ciò che invece vi fa e rabbrividire è la possibilità di continuare ad avere un Senato eletto dal popolo con voti di preferenza, che toglierebbe dalle vostre mani il giocattolo democratico che vi state divertendo a smontare, rimontare e smantellare come se le istituzioni fossero cosa vostra e non cosa pubblica.

State usando queste riforme, come ha già detto un mio collega, come armi di distrazione di massa, per distrarre un Paese che non merita di perdere tempo, soldi e opportunità con le vostre alchimie istituzionali, ma aspetta soluzioni concrete alle sfide che oggi ci lanciano le grandi masse di studenti, disoccupati esodati, precari, immigrati e ammalati, a cui voi non sapete più garantire il diritto allo studio, al lavoro, alla pensione, al futuro, all’integrazione e alla salute. (Applausi dal Gruppo M5S e del senatore Campanella).

Un Paese che merita di avere una legge anticorruzione degna di un Paese civile in cui l’onestà regna come valore fondativo e che – è bene non dimenticarlo in periodo di crisi – ci farebbe risparmiare ogni anno circa 60 miliardi di euro. Questo ci chiede l’Europa, non la riforma costituzionale. (Applausi dal Gruppo M5S e del senatore Campanella)

Un Paese che merita una legge sul conflitto di interessi degna di un Paese in cui il principio costituzionale dell’uguaglianza di tutti i cittadini nell’accesso alle cariche elettive sia garantito e non annegato nel mare della corruzione: questo ci chiede l’Europa!

Un Paese un cui pagare le tasse diventa motivo di orgoglio civile, perché eque e pagate da tutti e ripagate da servizi efficienti: questo ci chiede l’Europa! (Applausi dai Gruppi M5S e Misto-ILC). Ci chiede di toglierci la maglia nera dell’evasione fiscale che ci costa 180 miliardi di euro all’anno. (Applausi dal Gruppo M5S).

Un Paese in cui la lotta ai privilegi sia seria e in cui si elabori una politica economica programmata, lungimirante, che risolva il problema dell’emorragia dei nostri migliori cervelli; che restituisca dignità ai suoi cittadini assicurando loro un lavoro; che riaccenda gli occhi spenti di giovani custodi di potenziali soffocati dalla mancanza di prospettive. Questo forse non ce lo chiede l’Europa, ma lo chiediamo noi cittadini a gran voce! (Applausi della senatrice Bulgarelli).

Il microfono sta lampeggiando, per cui mi rimangono pochi minuti a disposizione. Allora, prima di consegnare alla Presidenza il mio intervento che contiene ancora tante considerazioni, concludo avanzandovi una riflessione e un invito.

In merito alla riflessione, perché in periodi di crisi noi abbiamo sempre bisogno di un condottiero? Perché, al contrario, non facciamo uno scatto evolutivo in avanti come popolo e lasciamo che la nostra intelligenza collettiva regni, consentendole di esprimersi attraverso rappresentai onesti e competenti? Perché non usciamo da questa sindrome di Peter Pan nazionale?

Infine, vi saluto rivolgendovi un invito. Piero Calamandrei è stato più volte citato in quest’Aula. Nel suo discorso ai giovani, tenuto alla Società umanitaria a Milano, il 26 gennaio 1955, egli disse: «Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».

Vi invito, allora, ad andare nei circoli degli anziani, o in qualunque altro luogo dove possiate conversare con qualcuno che a quell’epoca c’era, da adulto o da piccino, per farvi ricordare quei fatti. Quando poi tornerete in queste Aule per votare, conservate dentro il cuore la memoria di quei racconti.

Io sono convinta che, con quella memoria nel cuore, tutti noi voteremo nel modo giusto. (Applausi dai Gruppi M5S e Misto-ILC e dei senatori Albano e Barozzino Congratulazioni).

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