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Cultura: Basta pagare per piegare leggi e politica?

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MONTEVECCHI (M5S). Signora Presidente, leggiamo oggi in un interessante articolo di Tomaso Montanari che giovedì scorso dei turisti sono rimasti fuori da Villa della Regina e dal suo parco. Stiamo parlando di un monumento barocco di grande pregio e di un sito, ubicato a Torino, tutelato dall’Unesco.

Secondo quanto scritto nel cartello che dava la notizia, l’interno della struttura ospitava i giovani manager del programma di formazione UniQuest di UniCredit. Non si tratta dell’unico caso di questo genere in quanto Montanari ne riporta altri. Tra questi riporto, per pertinenza geografica, quello di qualche mese fa, quando la Biblioteca nazionale centrale di Firenze fu chiusa a causa di una sfilata di moda, che gli studenti hanno seguito dall’esterno con cartelli con cui chiedevano di poter studiare.

Oggi ho cercato nella rassegna stampa (ho fatto un lavoro da certosino) una qualche dichiarazione di Renzi e di Franceschini che deplorasse il fatto che dei poveri turisti fossero rimasti fuori da Villa della Regina; sono anche andata a cercare una qualche dichiarazione di Marino perché anche lui, sindaco di Roma, si era sperticato sul caso Colosseo ma, evidentemente, in questi giorni ha altro a cui pensare.

Non ho neanche visto, poi, o ascoltato né Renzi, né Franceschini rallegrarsi del fatto che avevano emanato il decreto-legge con il quale vogliono sancire che d’ora in poi la fruizione del patrimonio artistico sarà assimilata ad un servizio pubblico essenziale (decreto-legge che è in esame alla Camera dei deputati in questo momento).

La domanda sorge lecita, perché il nostro codice dei beni culturali e paesaggistici prevede che dei siti culturali possano essere fruiti da privati per eventi che abbiano però uno scopo e siano animati da vocazione culturale. La domanda lecita è la seguente: sarà mica che i soldi porteranno a delle deroghe nel considerare la fruizione del patrimonio artistico un servizio pubblico essenziale? Perché se così fosse, come sottolinea giustamente lo stesso Montanari, si commetterebbe un gravissimo errore culturale.

Ci auguriamo allora, che siccome questo decreto-legge – come ho detto – è in esame alla Camera dei deputati chi lo sta esaminando si ponga questo interrogativo e trovi una degna soluzione che potrebbe essere, come suggerisce giustamente lo stesso Montanari per esempio, di ospitare questi eventi negli orari di chiusura al pubblico di questi siti.

Ecco. Questo è il nostro messaggio di speranza: noi speriamo che i colleghi della Camera dei deputati risolvano la questione, che non si crei questo pericoloso precedente e che non si continui sempre a favorire i privati e a dimenticarci dei diritti dei lavoratori. (Applausi dal Gruppo M5S).

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